LANGUISHING

Quante volte in questo periodo ci hanno chiesto “come stai?” e la risposta è stato un tremolante e imbarazzato “bene”. Perché sì, si sta bene, nel complesso, non si può dire il contrario, ma non così bene da affermarlo con sicurezza.

Questo periodo di pandemia e limitazioni sembra durare da sempre e le ripercussioni sociali, emotive e psicologiche sono innegabili e hanno colpito duro anche i più resilienti.

Si vive con questa sensazione di stallo, di passività, non si sta male, ma nemmeno bene.

Il tempo passa inesorabile, ma senza una cadenza di eventi, impegni o incontri che fa sentire di averlo vissuto veramente.

Possiamo finalmente dare un nome a questa sommessa disperazione: il languishing.

Tradotto in italiano sta per “languire” cioè il trovarsi in uno stato di abbattimento fisico o psicologico/morale, causato da sofferenze e da privazioni.

COSA E’ IL LANGUISHING?

Non è burnout, non è depressione, non è una mancanza di speranza. Semplicemente è l’assenza di gioia e di uno scopo, è un senso di stagnazione e di vuoto.

Ti senti come se ti stessi confondendo tra i giorni, come se guardassi la tua vita da un finestrino appannato (Adam Grant, psicologo alla University of Pennsylvania).

Questi mesi all’insegna di continua alternanza di libertà e restrizioni ha portato a maggior incertezza, apatia e asocialità che compromettono ancora di più la qualità della vita in questo periodo.

Il ‘languishing’ ci fa sentire spenti, senza motivazione e distrugge la nostra capacità di concentrazione, praticamente non si funziona al massimo delle nostre capacità.

Cosa fare quindi per smettere di “languire”?

Prima di tutto è necessario, come da prassi, prendere coscienza del problema. Se ne ho consapevolezza ho il potere per poter intervenire e modificare alcuni comportamenti.

Secondariamente, riconoscere e riconoscersi che non siamo i soli a provare queste emozioni negative, visto che sono molti coloro che la stanno sperimentando. “Non sono io sbagliat* o difettos*, ma perfettamente uman* anche nelle mie difficoltà”.

Per superare lo stato di languishing è necessario “lasciarsi andare”, e ciò significa abbandonarsi piacevolmente ad un progetto a cui teniamo molto, trovare interessi, hobby e passatempi che ci tengano vivi ed impegnati.

Trovare cose da dover fare così da impegnare il tempo e alternarle con cose che si vogliono fare così da nutrire se stessi.

E’ infatti importante prendersi un po’ di tempo per se, ricaricare le nostre pile e abbassare i livelli di ansia e tensione così da svuotare quel vaso che altrimenti potrebbe traboccare più facilmente.

Utile anche stabilire progetti a lungo (o lunghissimo) termine che sia pianificare un viaggio tanto desiderato o una nuova casa, o un importante obiettivo per se stessi, proiettando sul futuro quella progettualità che non può, in questo momento, appartenere al presente. In questo modo si può tenere viva la motivazione, ma sempre all’insegna della flessibilità.

Fonte

  • The New York Times (www.nytimes.com);
  • The Huffington Post (www.huffingtonpost.it);
  • The World Health Organization (www.who.int).

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Dott.ssa Simona Turchetti
Psicologa
333 3369533
www.dottoressasimonaturchetti.it